Volontariato

navi, autobus, taxi, risciò: le foto “mosse”

I mezzi pubblici. Per molti sono affascinanti da fotografare, e in viaggio se ne incontrano spesso: dai treni superaffollati dell’India ai traghetti che si staccano dai porti italiani. Come fotografar

di Enrico Mascheroni

Primo: imparare a cogliere l?attimo Fotografare soggetti in movimento è difficile, soprattutto per un principiante. Si corre il rischio di fare una foto incomprensibile, o pretenziosa. Come ci si regola quando si sceglie di scattare un mezzo di trasporto, mobile per definizione? Il mezzo di trasporto è sempre stato una divertente fonte di ispirazione fotografica. I coloratissimi camion dell?America Latina, i bus africani stracolmi all?inverosimile di persone , i risciò a pedali bengalesi, per non parlare degli uomini-cavallo che trasportano a piedi le persone a Calcutta? Per fotografarli al meglio occorre seguire alcuni accorgimenti. Personalmente cerco di scegliere un soggetto interessante o perché decorato e variopinto o perché stracolmo di passeggeri stipati dappertutto. Si possono usare differenti tecniche. La più semplice è scattare con un tempo abbastanza rapido in modo da ?bloccare? il movimento del mezzo di trasporto. Per rendere il senso del ?provvisorio? e ottenere una foto inusuale e suggestiva occorre inquadrare il soggetto che si vuole riprendere, seguirne il movimento guardando nel mirino della macchina fotografica e poi scattare. Il nostro soggetto risulterà nitido, mentre lo sfondo resterà mosso, regalando alla foto un maggior dinamismo. Birmania: fotografi a rischio È di questi giorni la notizia dell?imprigionamento di Aung San Suu Kyi, la famosa leader del dissenso in Birmania e premio Nobel per la pace. Tu hai lavorato spesso, come fotoreporter, proprio in Birmania. Che precauzioni deve prendere chi realizza reportage sociali in Paesi in cui c?è una dittatura? Ci regali qualche ricordo di viaggio su questo Paese? Molti sono i turisti che ogni anno visitano il Paese delle pagode d?oro, poche invece le persone che conoscono la storia coraggiosa di Aung San Suu Kyi, ancora meno le persone che conoscono la disumana dittatura militare che opprime questo stupendo Paese. Fotografare in Paesi governati da dittature militari è estremamente pericoloso. Per un professionista il rischio di essere fermato e privato del materiale cinefotografico è molto alta, ma perlomeno i ?credits professionali? talvolta frenano l?arroganza di chi non vuole testimoni scomodi. Ben diversa la situazione dei fotoamatori che, volutamente o no, scattano immagini in zone interdette. Si possono correre guai seri e non sempre i militari credono alla buona fede del «non sapevo» oppure «ma io sono un turista». I giorni più intensi e significativi che ho speso in Birmania sono stati quelli trascorsi a documentare la vita dei monaci in un piccolissimo monastero buddista al confine thailandese. Ricordo l?eccitazione dei monaci, soprattutto i più giovani, nel conoscere un occidentale, lo


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